Mercoledì 13 settembre, alle ore 14,30, presso la sala giunta del Coni è indetta una Conferenza Stampa della Fidasc (Federazione Italiana Discipline Arni Sportive da Caccia) per la presentazione del “Manifesto della Cinofilia Sportiva”.

Questo fondamentale “Atto” rappresenta un ulteriore – anche se non definitivo – passo verso una completa rivoluzione che è, al tempo stesso, culturale e sportiva e che finalmente codificherà in maniera completa il ruolo, assolutamente nuovo e moderno, del cane in quanto soggetto atletico in coppia e in simbiosi perfetta con l’atleta umano.

Il percorso che ha portato a questo nuovo “step” non è certo iniziato ieri perché la Fidasc, sin dalla sua nascita ha – logicamente – vista la millenaria tradizione in cui affonda le radici, focalizzato la sua attenzione verso il cane inteso come “strumento” vivo e indispensabile per una attività venatoria sempre più facile e proficua. All’inizio, perciò, era solamente “Cinofilia venatoria” ma oggi è diventata una disciplina onnicomprensiva, a tutto tondo, che non si concentra più né sulla pratica (anche se simulata) della caccia, né sull’utilizzazione di razze particolari, visto che ogni cane può essere un atleta a prescindere dalla razza di appartenenza.

Tutta la lunga e interessantissima serie di progetti nei quali la figura del cosiddetto “Cane atleta” era solamente abbozzata, oggi compie un passo fondamentale con la stesura di questo “Manifesto della cinofilia sportiva” nel quale sono tracciate le dettagliate e rigorose linee guida dello sviluppo futuro di questa figura atletica che fa il paio con quella del cavallo.

Linee che prevedono la nascita, entro tempi brevissimi, di una serie fondamentale di strumenti e di strutture in grado di promuovere nel migliore dei modi lo sviluppo e la diffusione della pratica agonistica con il cane: il “Registro dei cani atleti”; la formazione di un nucleo di veterinari certificatori, di preparatori sportivi e di ufficiali di gara.

Il Manifesto sarà presentato dal presidente Felice Buglione che, nell’occasione, sarà affiancato da Francesco Brescia, educatore cinofilo e collaboratore della Fidasc che ha redatto un interessante volume edito dalla Federazione, sugli aspetti complessi e affascinanti della domesticazione del cane e dei suoi sviluppi nel corso dei secoli.

Alla conferenza stampa, che sarà trasmessa in streaming sul sito www.fidasc.it, saranno presenti numerosi veterinari e una nutrita e autorevole rappresentanza di giornalisti della carta stampata e del web.

Il cane è il primo animale che l’essere umano abbia domesticato. Questa relazione, che alcuni studi arrivano a datare addirittura a 36.000 anni fa, è l’inizio di una storia unica nel regno animale. Altri studi evidenziano come il processo di domesticazione del lupo possa essere avvenuto separatamente in Europa e nel Sud-Est Asiatico, partendo da diverse popolazioni di lupi, quasi ad indicare una evidente e naturale predisposizione delle due specie ad interagire e collaborare.
 
Guardando solo a queste date è difficile rendersi conto di quanto sia eccezionale l’inizio della collaborazione tra uomo e cane, in quanto si fa riferimento ad ordini di grandezza che non siamo abituati a maneggiare normalmente. È affascinante pensare che per decine di migliaia di anni il cane sia stato l’unico animale in grado di interagire con noi.
Per dare qualche punto di riferimento che aiuti a capire chi fossero realmente quei primi esseri umani che hanno iniziato ad interagire con i lupi in modo più collaborativo, si può considerare che le più antiche pitture rupestri mai rinvenute risalgono più o meno a quel periodo. Questo significa che l’invenzione della scrittura era ancora molto lontana (circa 5000 anni fa), così come anche l’Età del Ferro. Quegli ominidi usavano strumenti rudimentali ricavati da rocce o ossa, erano cacciatori-raccoglitori nomadi e i primi insediamenti stabili umani sarebbero arrivati solo 20.000 anni dopo.
 
Questo rapporto, così antico da plasmare entrambi i protagonisti, negli ultimi 150 anni sta affrontando la più repentina e profonda rivoluzione dalla domesticazione ad oggi. Il cambiamento è stato un tratto fondamentale dell’interazione uomo-lupo-cane che, nel corso dei millenni e secondo le aree geografiche, ha continuato sempre ad evolversi. Tutte le trasformazioni, fino ad un secolo e mezzo fa, avvenivano con scale temporali di ordine “biologico” e compatibili con l’evoluzione di una popolazione canina che, per quanto frutto di selezione artificiale, si è svolta in tempi di gran lunga superiori a quelli con cui sta evolvendo la società moderna post-industriale.
 
In questo contesto, la cinofilia sportiva, ovvero la declinazione della relazione uomo-cane applicata allo sport, diventa un elemento centrale di questa rivoluzione e si configura come l’unico strumento in grado di arginare la deriva antropocentrica che sta flagellando questo rapporto millenario.
 
Questo documento si prefigge di ripercorrere la storia della coevoluzione uomo-cane, capire quali sono gli elementi che hanno permesso la costruzione di un legame unico e, sulla base di questi, analizzare il ruolo dello sport per portare alla luce i punti di forza e le criticità che maggiormente meritano l’attenzione degli operatori del mondo cinofilo.
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